Senza luoghi adatti, non c’è Comunità

Derashot

“Finisca l’anno con le sue maledizioni. Cominci l’anno con le sue benedizioni” Queste due frasi sono il leit motiv della composizione poetica con cui comincia la Tefillà di Arvit di Rosh Ha’Shanà.

C’è un passo della Torà in cui si parla di maledizioni che vengono trasformate in benedizioni. Il mago profeta Bilam, su incarico di Balak, tenta di maledire il popolo ebraico. Si tratta di un originale tentativo di distruzione del popolo non con le armi ma con la parola. Bilam però non riesce a maledirlo. Le sue maledizioni si trasformano in benedizioni. La più nota di queste benedizioni è “Come sono belle le tue tende Ya’akov, le tue residenze Israel”. A cosa si riferisce Bilam? Ci sono varie interpretazioni di questo verso. La più nota è che ci si riferisca alle case del popolo ebraico. Secondo i chachamim la benedizione di Bilam è speculare al suo tentativo di maledizione. Bilam vuole distruggere il popolo ebraico distruggendone le case, le famiglie.

La famiglia ebraica è la base fondamentale di una comunità. Negli ultimi anni si è diffusa la tendenza a delegare completamente l’educazione ebraica alla scuola. Si tratta di un atteggiamento sbagliato, niente può sostituire la famiglia. E’ nelle case e nelle famiglie ebraiche che si gioca la sfida della trasmissione dell’identità.

Ma nelle parole di Bilam ci sono anche altri riferimenti. Si usa per esempio la parola Mishkan per indicare la residenza, ma Mishkan è il Santuario, il Tempio. Il tempio è uno dei luoghi essenziali in cui si svolge la vita ebraica. Senza batè-knesset funzionanti non c’è comunità. Ma c’è anche un’altra interpretazione della parola tenda-ohel. Secondo l’interpretazione rabbinica l’ohel è il luogo in cui si studia Torà. Secondo un famoso midrash la Torà è l’acqua in cui viviamo. Il midrash racconta che un certo Papos disse un giorno a Rabbì Akivà di abbandonare lo studio e la pratica delle mitzvot per evitare le persecuzioni. Rabbì Akivà rispose che un giorno, una volpe disse ai pesci “Voi vivete in acqua, ma l’acqua è un luogo pericoloso. Potete essere uccisi dai pesci più grandi o dai pescatori. Uscite dall’acqua e vivremo tranquillamente assieme”- ma un pesce fuori dall’acqua muore! Bilam tenta di intaccare tre elementi fondamentali della vita ebraica: famiglia, tempio, scuola. Non ci riesce. La maledizione di Bilam si trasforma in una straordinaria benedizione.

L’augurio che faccio a tutti noi è di riuscire a realizzare questa benedizione. “Cominci l’anno con le sue benedizioni”.

Il Rabbino capo Alfonso Arbib

Bollettino Comunità Ebraica Milano – Settembre 2012